UN TRAMONTO BELLO DA MORIRE
(Jesi, Ancona)
La fine dell'estate.
Camminando sulle mura del centro storico di Jesi abbiamo notato sorgere in lontananza un elemento brutale che si stagliava prepotentemente nel paesaggio marchigiano fatto di dolci colline e campi coltivati. Ci siamo avventurati verso questo luogo sconosciuto e per caso ci siamo ritrovati all'interno di un'architettura possente e silenziosa dove il tempo sembrava sospeso: il cimitero di Jesi.
L'evasione di oggi vuole evocare le emozioni e le sensazioni che che abbiamo provato quel pomeriggio, persi tra quegli spazi.
EVASIONE
La luce calda e un po' malinconica di agosto faceva da sfondo alla nostra curiosità di scoprire un luogo inviolato, sacro e quasi mistico. L'architettura tanto brutale quanto affascinante è opera dell'architetto Leonardo Ricci, una personalità complessa scrittore, pittore architetto, di cui ancora oggi si conoscono poche opere. Proprio lo sguardo esistenzialista che abbiamo colto nel progetto di Jesi, è dato forse dal grande interesse che Ricci nutriva nei confronti della filosofia.
L'attenzione al contesto e la presenza costante della natura crea un legame “logico”: non una ricerca di giustificazioni a priori, ma solo il semplice desiderio di trovare relazioni fra le cose che esistono, e stabilirne di nuove. Un processo sempre orientato a costruire uno stretto rapporto tra lo spazio, l’uomo.
Un tramonto bello da morire.
Il titolo potrà sembrare ironico e un po' sopra le righe, ma è proprio quello che ci si è parato davanti agli occhi in un caldo pomeriggio di fine estate. Che sia mentale o fisica ogni evasione dovrebbe essere vissuta così con uno sguardo curioso e un po' nostalgico, con la voglia di conoscere e aperti all'inaspettato.